Ci sono voluti 14 anni perchè l'attesa dei fans degli Alice in Chains fosse soddisfatta e il nuovo album della band di Seattle vedesse la luce.Ovviamente due sono stati i fatti che hanno determinato questo prolungato allontanamento del gruppo dalle scene :il primo senza dubbio la perdita di fascino del grunge,frangia del rock che nei primi anni 90 andava molto di moda e di cui gli Alice in Chains sono stati tra i rappresentanti più significativi,il secondo invece la tragica scomparsa nel 2002 del cantante della band Layne Staley.Già da qualche tempo William Duvall ( un clone vocale di Staley ) ex cantante dei Comes with the fall era stato inserito nella line-up del gruppo ma poi lo scorso giugno,come un fulmine a ciel sereno,l'uscita del singolo A looking in view annunciava al mondo che Alice era tornata con le sue catene.E'di poche settimane fa invece il secondo singolo Check my Brain che sta facendo da traino all'album che troveremo questa settimana nei negozi.L'operazione sembra ardita perchè dopo svariati ascolti il sound è pressochè invariato da quello dei tempi belli con le 2 canzoni già citate e l'opener All Secrets known che sembrano estratte dalla sessione di Dirt mentre Your Decision e When the Sun rose Again non avrebbero sfigurato su Jar of Flies.Dico ardita poichè gli unici sopravvissuti di quell'epoca ( Pearl Jam ) negli anni hanno modificato il loro sound e anche se mi può essere dispiaciuto il Grunge risulta defunto da più di un decennio soprattutto per motivi commerciali in quanto le nuove generazioni di rocchettari non sembravano impazzire per questo genere anche se dalla sua uscita Check my Brain domina la classifica Rock di Billboard.Insieme ai Soundgarden gli Alice erano gli unici della Seattle scene ad essere classificati anche come gruppo Heavy e questa tendenza viene confermata nella parte tirata di Acid Bubble etichettabile come un brano metal della fine degli anni 80.Qualche sorpresa comunque questo disco ce la regala nella parte conclusiva con 2 brani come Take her out e Private Hell che si svincolano dalla regola dei riffoni pesanti ed ansiogeni e regalano assoli leggeri e vagamente nostalgici, ma il clou dell'imprevidibilità va senza dubbio alla conclusiva titletrack,una ballad con tanto di pianoforte cantata con l'apporto vocale di Elton John e che è interamente dedicata allo scomparso cantante del gruppo.In conclusione rimane il dubbio che dietro tutto questo ci sia un tentativo di operazione nostalgia che si appoggia sulla base emotiva del tributo al grande singer che non c'è più.Accantonato per convenienza questo tarlo, posso però dirvi che a mio giudizio si tratta di un bell'album che in America stravenderà e che contiene 3 o 4 brani di assoluto livello.
lunedì 21 settembre 2009
Alice è ancora incatenata
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7 commenti:
Bene: sono proprio curioso. Non a caso in questi giorno sto riascoltando Jar of Flies, secondo me il loro album migliore (anche se si tratta di un EP). E' molto bello anche il live unplugged, dove Staley mette tutta la sua sofferenza nel cantato.
Sono meno affezionato al loro sound più duro. Su questo versante di quel periodo preferisco gli Stone Temple Pilot (Purple capolavoro degli anni '90).
Tolto Staley, la formazione di base degli AIC è comunque la stessa, con Cantrell che resta il principale autore delle canzoni. Non mi sorprende quindi che il nuovo album tradisca un'evidente somiglianza col repertorio storico della band. Tuttavia questa tua bella recensione, caro Euterpe, si aggiunge ai diversi pareri positivi che ho letto a proposito di "Black Gives Way To Blue". La mia curiosità sta montando...
Anch'io sono molto curioso, per me gli AIC sono stati una delle punte di diamante di quel periodo, non del grunge ma del rock duro in senso lato.
Anche se non oso pensarli senza Layne...d'altronde la vita va avanti e se i Queen si sono messi con Paul Rodgers.......
Però non capisco.
O sceglievano un grande vocalist "disoccupato" oppure chissà perchè non si è incaricato dei vocals direttamente Cantrell che mica canta male.
Mettere lì un clone come fecero i Litfiba dopo l'uscita di Pelù non paga mica tanto...
@ lucien
in effetti quando ho visto sul tuo blog che stavi ascoltando jar of flies ( bellissimo ) ho pensato alla coincidenza.Anche per me purple degli stone temple pilots è un capolavoro del genere.
@ mat
appena lo avrai ascoltato sono curioso di sapere cosa ne pensi
@ diamond dog
in effetti l'operazione sembra quasi quella del tavolino a tre gambe con rievocazione dello spirito del defunto xò in america sta andando di brutto e francamente il tutto mi ha abbastanza stupito
Dell'album nuovo ho ascoltato qualche canzone ed è come se ci fosse lo spirito di Stanley nell'aria....Mi piacerebbe andarli a vedere a dicembre a Milano....
@ dafnefairy
penso proprio che io ci andrò
Come se l'avessi scritta io ! Non un gran disco ma un punto di partenza per una rinascita che a mio avviso si è completata con Devil...
Tra l'altro, visti dal vivo, Duvall mi ha convinto decisamente.
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