sabato 26 marzo 2011

L'Ora della Terra

Ovunque tu sia, tra le 20.30 e le 21.30 spegni la luce e fa sentire la tua voce.

giovedì 24 marzo 2011

Sound It Out

“When I look at the records on the walls, I can hear them all in my head, it’s memories, all of them, every single one.”



Tom è il proprietario-filosofo dell'ultimo negozio di dischi indipendente sopravvissuto nel Teeside,nord est dell'Inghilterra.
Dotato di una memoria enciclopedica che gli permette di ricordare dove si trova ognuno dei 70.000 dischi accumulati nel suo piccolo negozio,Tom tira avanti vendendo 10 dischi la settimana in un periodo in cui ogni tre giorni chiude un negozio di dischi.
Jeanie Finlay,giovane cineasta,ha realizzato un documentario su questa piccola caverna delle meraviglie gestita dal suo ex compagno di scuola. Le sono serviti 18 mesi per realizzarlo autofinanziandosi grazie all'aiuto della rete e a 257 internauti che hanno creduto in lei e nel progetto.
Un documentario sugli uomini,l'ossessione e il ruolo insostituibile che la musica gioca nelle loro vite.
La rete può distribuire la musica,ma non può sostituire quello che significa per i suoi clienti un piccolo negozio di dischi:un'oasi dove rifugiarsi anche solo per un'ora;un luogo sicuro dove evadere da una vita opprimente, dove sentirsi parte di uno stesso gruppo. Un gruppo costituito per il 99% da uomini morbosamente attaccati ai vinili che hanno segnato la loro vita. Collezionisti che quasi non hanno il denaro necessario per vivere, ma che hanno sempre qualche soldo per comprare un disco;quindicenni che iniziano adesso ad immergersi in questo mondo;clienti eccentrici ed eclettici;amanti del metal,del rock,dell'indie rock,del makina;ossessionati fan degli Status Quo. Clienti abituali che Jeanie ha osservato muoversi in quel piccolo microcosmo che è il Sound it Out e che ha seguito fin dentro le proprie case per discutere delle loro collezioni di dischi.

lunedì 21 marzo 2011

Biutiful

...non ti devi occupare dei tuoi figli,l'Universo si occupa di loro!
ma l'Universo non paga l'affitto...




Due ore e 18 minuti per accompagnare Uxbal (Javier Bardem) verso la sua fine.
Un cammino difficile e doloroso tra le vie della periferia barcellonese in un continuo dialogo con la morte che tradisce le origini messicane del regista.
Bardem deve sistemare troppe questioni lasciate in sospeso nel mondo terreno per potersene andare in pace;non ha abbastanza tempo,ma ci deve provare.
Lo deve fare per i due figli che ha paura di lasciare soli troppo presto come solo lo ha lasciato suo padre andandosene prima che lui nascesse.
Attraversando la tempesta di sabbia(sfruttamento dell'immigrazione, malattia, povertà, violenza,corruzione, tossicodipendenza)con Uxbal, lo spettatore assiste al passaggio di consegne(anello) tra un padre che decide di non aggrappparsi alla vita come fà la gente sciocca e una figlia che gli resta vicino fino al suo ultimo respiro promettendogli di non dimenticarlo.
Il vero pugno nello stomaco per lo spettatore è forse la realizzazione dell'impossibilità di decidere quanto e,a volte,come vivere.L'unica consolazione è quella di cercare di aggiustare il tiro sperando che a chi viene dopo di noi vada meglio.