“Benvenuti al festival di Woodstock. Benvenuti a casa.”
Se aveste la possibilità di viaggiare a ritroso nel tempo, dove scegliereste di scendere? Io non ho dubbi.Agosto 1969.White Lake.Fattoria di Max Yasgur.Festival di Woodstock.
In attesa dell’uscita nelle sale del film di Ang Lee presentato quest’anno a Cannes,ho letto il libro scritto da Elliot Tiber con Tom Monte da cui è stata tratta l’omonima pellicola.
A true story of a RIOT, a CONCERT,and a LIFE. Il libro è il dietro le quinte, visto attraverso gli occhi dell’autore,del Festival che segnò la storia della musica e di tanti giovani che,nonostante il Vietnam,vivevano ancora nell’utopia di un mondo di pace amore e musica.
La storia vera raccontata è quella dell’organizzazione del Festival di Woodstock, sfrattato dalla sua location originale per paura di quello che sarebbe,ed è stato, potuto essere e accolto,con numerose riserve, dalla cittadina di White Lake grazie ad una telefonata di Elliot Tiber,presidente della Camera di Commercio di Bethel e detentore di una licenza per organizzare un festival di arte e musica, a Michael Lang.
Larivolta a cui fa riferimento il titolo originale è quella celebrata da una generazione in nome della libertà di essere sé stessi contro il conformismo moralista della società del dopoguerra. Ed è anche quella personale di Tiber verso la conquista dell’affermazione sociale della propria omosessualità.
Il concerto naturalmente è quello leggendario che iniziò alle cinque del pomeriggio del 15 agosto del 1969con le note di Freedom suonate da Richie Havens e che per tre giorni vide alternarsi sul palco artisti del calibro di Janis Joplin,Carlos Santana,The Who,Creedence Clearwater Revival,Jimi Hendrix,Jefferson Airplane,Grateful Dead.Tim Hardin,Melanie,Arlo Guthrie,Joan Baez,Country Joe & The Fish,John Sebastian,Sly and the Family Stone,Joe Cocker,Blood Sweat and Tears,Crosby,Stills,Nash and Young,Sha Na Na.
La vita è quella di Elliot Tiber,giovane ebreo dalla famiglia border line che si ritrova a vivere due vite a metà: interior designer omosessuale a New York ed erede eterosessuale del fatiscente motel di famiglia ,El Monaco, a Bethel. Vita che cambia per sempre nel momento in cui atterra nel giardino del motel l’elicottero con a bordo Mike Lang e il Festival di Woodstock.
In attesa che una nuova Woodstock soffi via la polvere che ci ricopre...
Due anni prima ( 1978 ) aveva sbalordito il mondo con il suo primo disco Wuthering Heights ispirato al romanzo omonimo di Emily Bronte,l'anno dopo flop colossale con Lion Heart ma nell'80 arriva la consacrazione definitiva per Kate Bush una delle interpereti più influenti degli anni 80/90.Cosa sarebbe stato della grandissima Tori Amos senza questa fanatastica Musa? Tra l'altro Kate è stata una delle poche figure della musica pop a curare in prima persona la produzione dei propri video clips,sicuramente aiutata in questo dalla sua ecletticità;oltre infatti ad essere musicista era anche ballerina-coreografa. Questa sua interpretazione di Babooshka l'ho sempre trovata affascinante ma inquietante allo stesso tempo.Vederla con quegli occhi spiritati armeggiare lo spadone,lo confesso,un poco mi intimoriva....sarà per quello che ho fatto l'obbiettore di coscienza?
No tranquilli non è mia intenzione recensire questo immenso capolavoro cinematografico anche se per definizione non accessibile a tutti ,volevo solo soffermarmi sulla frase storica di questa scena che mi riporta ad una situazione che per me è ancora attualissima. Era il settembre del 1971 quando mio padre mi portò per la prima volta allo stadio, da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e anche sulle nostre teste visto che fino agli anni 90 la maggior parte dei posti negli stadi era scoperta.Io e mio padre ,ma soprattutto il nostro rapporto ,dobbiamo molto allo stadio, a quelle domeniche mattine in cui si partiva alle 10.30 col panino perchè non c'erano ancora i posti numerati e se non volevi stare in piedi dovevi arrivare quando aprivano i cancelli,o a quelle sere di inverno sotto zero con la calzamaglia sotto i pantaloni per non gelarti il culo.Certo all'inizio c'era il pallone ma con tutto quel tempo a disposizione ovviamente si è parlato veramente di tutto e poi comunque c'eravamo solo noi.Mi si potrà obbiettare ma per conoscervi meglio non potevate andare in montagna al lago o al cinema?La risposta più scontata è che nessuno è perfetto e poi in qualche modo bisogna pur cominciare.C'è comunque da aggiungere che mio papà il giorno della partita non mi avrebbe mai proposto qualcos'altro,come succede al protagonista del film, perchè probabilmente ci teneva ad andare anche più di me. Da qualche tempo, dopo più di 30 anni di militanza, allo stadio non ci andiamo più ma il calcio continuiamo a seguirlo insieme alla tv e le discussioni sono quelle di sempre anche se il contesto spaziale è cambiato per forza di cose. Se, come diceva il Macchiavelli, il fine giustifica i mezzi allora va bene anche il tifo come punto di partenza per l'incontro tra 2 persone e quindi per questo e per tanto altro grazie papà per quella sera di 38 anni fa.
C'è solo una grande avventura: quella all'interno di noi stessi (Henry Miller)
Perchè vogliamo sempre quello che non possiamo avere? Leonard,dopo aver tentato il suicidio per la fine dolorosa della sua storia d'amore,torna a casa dai genitori.Lavora con loro nella lavanderia di famiglia. Dopo quattro mesi di antidepressivi e tentati suicidi la soluzione ai suoi tormenti si presenta in duplice copia:da una parte c'è Sandra,la figlia dei futuri acquirenti della lavanderia dei suoi genitori, dall'altra Michelle la nuova vicina di casa. Sandra sceglie Leonard,Leonard sceglie Michelle,Michelle sceglie Ronald, il suo capo sposato. Leonard sta con Sandra,ma vorrebbe stare con Michelle.Michelle sta con Ronald,ma lui non riesce a lasciare la moglie. Cosa scegliere tra ragione(Sandra)e sentimento(Michelle)? Leonard tiene il piede in due scarpe per gran parte del film,ma quando la scelta diventa inevitabile,la decisione cade su Michelle.Lei,dopo aver lasciato Ronald,cede alla vanità umana di sentirsi amata salvo poi ritornare tra le braccia di chi ha addirittura lasciato moglie e figlio per lei. Dobbiamo accettare il nostro destino? Deluso,Leonard getta in mare l'anello comprato per Michelle e col viso rigato dalle lacrime guarda quell'acqua nella quale ha cercato la fine delle sue sofferenze.Quell'acqua che ora gli riporta a riva i guanti regalatigli da Sandra e l'anello comprato per Michelle. Leonard accetta il suo destino. Torna da Sandra e le mette l'anello al dito. Piange. A lei dice perchè è felice. Ma noi sappiamo che le lacrime sono dovute alla rabbia della rassegnazione al proprio destino e ad un'esistenza basata sulla menzogna e l' ipocrisia.
Curiosa la storia dei Black Crowes,band di grande successo nei primissimi anni 90 con i primi 2 albums, che poi sono andati piano piano perdendo pubblico fino alla sparizione totale all'inizio del nuovo secolo.Rotto finalmente nel 2008 con l'album Warpaint un silenzio durato 7 anni eccoli di nuovo sulla scena con questo nuovo lavoro dal titolo Before the Frost.Prima particolarità di questo disco è che è stato integralmente registrato dal vivo pur essendo composto interamente da canzoni inedite;tra l'altro a tutti coloro che acquisteranno il cd o scaricheranno da Itunes l'album verrà fornita una password per scaricare un altro nuovo album della band che si intitola Until the Freeze,pure questo registrato dal vivo ma composto da 9 covers di brani della tradizione folk-blues americana. Veniamo ora a parlare degli 11 brani che troviamo in Before the Frost,per utilizzare il titolo di un vecchio film si potrebbe dire niente di nuovo sul fronte occidentale,il genere è sempre un rock-blues molto caldo a forti tinte sudiste anche se non raggiunge le vette di Shake your Money Maker o di Southern Harmonies. I brani migliori a mio giudizio sono Been a long Time con tanto di assolaccio alla Allman Brothers e Kept my Soul,non mancano neanche una ballad country Appaloosa che non sfigurerebbe in qualche disco degli eagles e l'acustica What is Home.Per completare i tributi segnalo Good Morning Captain con tanto di citazione dei Grateful Dead e un plauso per l'originalità del titolo di A Train still makes a lonely Sound.Un discorso a parte merita invece il primo singolo Ain't Hiding che ho postato al termine della recensione che si stacca completamente dal trend dell'album andando a ripescare il disco-rock degli Stones fine anni 70 degli albums Some Girls o Emotional Rescue.In buona sostanza un lavoro senza molta innovazione ma che viene reso gradevole dalla performance vocale di Chris Robertson che quando è in forma lo ascolteresti cantare anche le Pagine Gialle.
Prendo l'occasione del 60esimo compleanno del Boss per proporre questo brano di Bruce che non è certo tra i più famosi ma che per me ha un significato davvero speciale : Janey Don't you lose heart. La canzone è contenuta nel triplo cofanetto Tracks uscito ormai da circa un decennio ma per me rimarrà per sempre il lato B del 45 di I'm Going Down dell'85,all'epoca il sesto singolo da Born in the U.S.A. Nella mia vita l'unico caso di immedesimazione/imitazione di un cantante l'ho provato per lui e per la sua musica, a 18 anni giocavo a convincere gli altri e me stesso che anch'io ero nato per correre,la realtà ha invece dimostrato che ero solo nato per rincorrere sogni che non si sono avverati e speranze che,anche per colpa mia,sono state disattese. Nonostante ciò,nel fare gli auguri a Springsteen per il compleanno,voglio anche ringraziarlo perchè quei sogni e quelle speranze che i suoi testi e le sue musiche hanno contribuito ad alimentare erano degni di essere vissuti.....blood brothers in a stormy night with a vow to defend no retreat baby no surrender.
Primavera 1986 Bob Seger,uno dei più importanti cantautori americani degli anni 70/80,esce con l'album Like a Rock da cui viene estratto questo primo singolo.In maniera abbastanza inattesa piovono critiche da tutte le parti perchè il brano assomiglia troppo alla sua più recente produzione e soprattutto perchè viene tacciato di essersi acodato all'onda springsteeniana di Born in the U.S.A. A mio giudizio il tutto fu davvero fuori luogo dato che il brano mi sembrava buono e soprattutto supportato da un buon testo che venne a sua volta biasimato per essere troppo esplicito.Certo i tempi di Against the Wind erano lontani ma accusare Bob di copiare Bruce mi sembrava eccessivo,semmai si poteva riconoscere una fonte di ispirazione comune nei Creedence di Fogerty. Attendo le opinioni dei miei competenti ospiti.
Ci sono voluti 14 anni perchè l'attesa dei fans degli Alice in Chains fosse soddisfatta e il nuovo album della band di Seattle vedesse la luce.Ovviamente due sono stati i fatti che hanno determinato questo prolungato allontanamento del gruppo dalle scene :il primo senza dubbio la perdita di fascino del grunge,frangia del rock che nei primi anni 90 andava molto di moda e di cui gli Alice in Chains sono stati tra i rappresentanti più significativi,il secondo invece la tragica scomparsa nel 2002 del cantante della band Layne Staley.Già da qualche tempo William Duvall ( un clone vocale di Staley ) ex cantante dei Comes with the fall era stato inserito nella line-up del gruppo ma poi lo scorso giugno,come un fulmine a ciel sereno,l'uscita del singolo A looking in view annunciava al mondo che Alice era tornata con le sue catene.E'di poche settimane fa invece il secondo singolo Check my Brain che sta facendo da traino all'album che troveremo questa settimana nei negozi.L'operazione sembra ardita perchè dopo svariati ascolti il sound è pressochè invariato da quello dei tempi belli con le 2 canzoni già citate e l'opener All Secrets known che sembrano estratte dalla sessione di Dirt mentre Your Decision e When the Sun rose Again non avrebbero sfigurato su Jar of Flies.Dico ardita poichè gli unici sopravvissuti di quell'epoca ( Pearl Jam ) negli anni hanno modificato il loro sound e anche se mi può essere dispiaciuto il Grunge risulta defunto da più di un decennio soprattutto per motivi commerciali in quanto le nuove generazioni di rocchettari non sembravano impazzire per questo genere anche se dalla sua uscita Check my Brain domina la classifica Rock di Billboard.Insieme ai Soundgarden gli Alice erano gli unici della Seattle scene ad essere classificati anche come gruppo Heavy e questa tendenza viene confermata nella parte tirata di Acid Bubble etichettabile come un brano metal della fine degli anni 80.Qualche sorpresa comunque questo disco ce la regala nella parte conclusiva con 2 brani come Take her out e Private Hell che si svincolano dalla regola dei riffoni pesanti ed ansiogeni e regalano assoli leggeri e vagamente nostalgici, ma il clou dell'imprevidibilità va senza dubbio alla conclusiva titletrack,una ballad con tanto di pianoforte cantata con l'apporto vocale di Elton John e che è interamente dedicata allo scomparso cantante del gruppo.In conclusione rimane il dubbio che dietro tutto questo ci sia un tentativo di operazione nostalgia che si appoggia sulla base emotiva del tributo al grande singer che non c'è più.Accantonato per convenienza questo tarlo, posso però dirvi che a mio giudizio si tratta di un bell'album che in America stravenderà e che contiene 3 o 4 brani di assoluto livello.
Mi sembra che fosse il Natale del 72 o del 73 quando senza averlo richiesto mi arrivò in regalo la confezione classica del più bel gioco da tavolo di sempre dedicato al calcio : l'inimitabile Subbuteo! Da quel giorno la mia vita non è stata la più la stessa.I pomeriggi avevano il colore del verde del tappeto che più avanti negli anni imparai anche a stirare col ferro e naturalmente il rosso e il blu delle maglie delle 2 squadre che erano incluse nella scatola base.Più in là nel tempo il numero delle squadre inevitabilmente aumentò ed iniziò pure un perverso mercato di scambi di squadre con gli amici motivato dal fatto che con certe formazioni il tuo dito non funzionava bene come con le altre.Ricordo infiniti pomeriggi caratterizzati da tornei combattutissimi dove, e questo era il bello,veniva stravolta ogni logica del calcio reale e magari il Grasshoppers ( squadra svizzera ) vinceva quella che ancora chiamavamo Coppa dei Campioni e il Liverpool se na andava a casa al primo turno.La crescita non comportò alcun calo del desiderio di giocare e anche durante il Liceo ci si continuava a sfidare anche se stavolta a bordo campo,per rendere il tutto più reale, comparivano gli striscioni dei vari gruppi ultras ricavati ritagliando pezzi di federe dei cuscini che venivano colorati a mano.Una delle caratteristiche del Subbuteo è sempre stata la complessità del regolamento ufficiale e proprio per questo ogni gruppo di amici/giocatori si modellava le regole secondo la propria convenienza anche se ciò rendeva piuttosto complicato giocare in trasferta ossia con gente che utilizzava regole diverse.Indelebile rimane il ricordo di un'edizione in contemporanea del mondiale 82 poi replicata con successo nell'86 ( sì in effetti eravamo già grandicelli... ).Dopo di allora però le altre incombenze della vita presero il sopravvento e quindi il tappeto verde finì ( con una certa commozione ) in cantina e le squadre stipate in qualche cassetto che non si apre mai.Le nuove generazioni attirate dai più moderni intrattenimenti informatici non sanno nulla a riguardo di questo vetusto passatempo e difatti anche nei negozi di giocattoli da tanti anni del Subbuteo neanche l'ombra. Tutto questo però fino a qualche mese fa quando nella mia edicola di fiducia una domenica mattina la mia attenzione viene catturata da un qualcosa di familiare,al momento non ho realizzato bene poi guardando meglio ma sì era proprio la squadra del Subbuteo del Brasile!! Con una certa circospezione mi informo e vengo a sapere che è la prima uscita di una raccolta dedicata ai mondiali di calcio.L'emozione è notevole, il primo impulso sarebbe quello di acquistare ma poi penso che sono soldi buttati che tanto non ci giocherei mai e poi se mai con chi? Alla fine però il demone del collezionista che mi ha fatto sperperare in quasi 35 anni ingenti fortune in dischi riesce ad avere la meglio e il Brasile del 70 entra in casa ( di nascosto). Coll'andare avanti delle uscite vengo a scoprire che il marito della mia edicolante è anche lui un fanatico e ogni mercoledì sera si trova con gli amici ( ultraquarantenni ) per giocare.Prendo coraggio e ne parlo con uno dei miei vecchi amici/giocatori temendo di essere deriso ma con grande stupore mi annuncia al contrario che se rimontassi il campo con le porte verrebbe subito a giocare.O tempora o mores avrebbe detto Cicerone,una volta i mariti lasciavano a casa le mogli per andare dall'amante oggi invece vanno a fare i tornei di calcio a punta di dito! In conclusione volevo informarvi che al grido di "a noi la playstation ci fa una pippa" stiamo tornando!!
Questi ultimi giorni di pioggia e di primo freddo a me, come a tanti altri,hanno dato l'inevitabile e magari troppo frettolosa impressione che l'estate sia già finita. L'appassionato di musica ha come prima necessità,ma in realtà è un riflesso automatico,quella di trovare una canzone che descriva questo passaggio di stagione. Per quanto uno se la voglia tirare il primo brano che viene alla mente è immancabilmente L'Estate sta finendo dei Righeira;però mica si può fare un post mettendo il video di Michael e Johnson da Torino,quindi incominci a scervellarti e a frugare nei meandri della memoria per tirar fuori una canzone che esprima lo stesso concetto ma che ti faccia fare una figura migliore. Il risultato finale è che comunque, per evitare un luogo comune, finisci per tuffarti a pesce in un altro luogo comune, ossia quello del presunto,ma non certificato, esperto musicale che deve per forza differenziarsi dal resto. Tra l'altro nessuno mi impedisce di pensare che mentre io in Italia dedico questo pezzo post-grunge dei Buffalo Tom alla fine dell'estate per non essere scontato, magari c'è qualcuno in Oklahoma che posterà Estate dei Negramaro perchè lì fa molto più figo.
Anticipato dal singolo Uprising è arrivata nei negozi una delle novità più attese di questo Autunno 2009 : The Resistance nuovo album dei Muse.Sono sempre stato un fan del prog e dato che le indiscrezioni davano questo disco come un capolavoro del prog del nuovo millennio ero quasi impaziente di darci un ascolto.Cominciamo col dire che il prog quello vero riposa in pace da più di 30 anni e non saranno certo i Muse a farlo risorgere per il momento, al limite per nostalgia mi darò ai Dream Theater se proprio vado in astinenza da suite.Cmq tornando a discutere di The Resistance ed accertato che non è un disco prog voglio parlarne abbastanza bene per la prima parte dove i Muse fanno i Muse e ci dispensano la specialità della casa con il singolo Uprising,appena un po' più ricercato della vecchia Starlight,e la titletrack che potrei scommeterci sarà il secondo estratto.Da qui in avanti spazio alle citazioni ed allora via ad un tributo alla New Wave anni 80 ( undisclosed desires ) poi Matthew Bellamy si veste da medium ed evoca gli spiriti di Freddy Mercury e Frederic Chopin ( united states of eurasia ), non ci facciamo mancare neanche una grattuggiata di E.L.O. ( guiding light ) e visto che ci piacciono tanto torniamo ancora ai Queen (i belong to you ).I due episodi migliori dell'opera sono , a mio modesto avviso, Unnatural Selection e Mk Ultra con dei riff taglienti ed energici e soprattutto nel primo caso con una struttura di brano piacevomente complessa.Su Exogenesis la mini sinfonia finale divisa in tre parti mi vedo costretto a citare la mia professoressa del ginnasio che avrebbe detto :"...l'idea c'è ma non si vede...".Probabilmente per il salto di qualità definitivo c'è ancora tempo.Comunque credo che ci si possa accontentare....per ora.
Più di 20 anni fa un amico collega in una recensione su di una nota testata di settore scrisse un articolo di recensione del nuovo album di un cantante australiano presentandolo come lo Springsteen from Down Under.Non sapevo nulla del soggetto in questione ma mi lanciai immediatamente verso il mio rivenditore dell'epoca per l'acquisto,dato che avevo fiducia cieca nell'esperto giornalista.L'artista come avrete capito è Jimmy Barnes considerato un vero e proprio monumento alla musica nel suo paese adottivo ( infatti è nato in Scozia ),ma che nonostante vari tentativi non è mai riuscito a sfondare nell'emisfero nord del pianeta. Il brano che ho postato è Workin'class man forse la canzone più rappresentativa della carriera di Jimmy.Devo dire che consiglio agli appassionati del buon rock quanto meno l'ascolto del doppio live Barnestorming dove sono raccolti i momenti più importanti della prima parte della carriera di Jimmy.Probabilmente l'accostamento al Boss era dovuto alle tematiche trattate nei testi dove si dava grande attenzione alla vita di tutti i giorni della classe lavotatrice e al fatto che le sue performances live fossero particolarmente coinvolgenti.Dal punto di vista della vocalità ( e non solo ) ci ho sempre trovato un rimando abbastanza evidente al grandissimo John Fogerty. Visto a posteriori il paragone con Bruce era decisamente azzardato ma in fondo nel mondo del rock'n'roll credo che siano emersi personaggi anche ben più scarsi del nostro Jimmy .
IL GRANDE SOGNO - Michele Placido Italia, 101' Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Luca Argentero, Laura Morante, Silvio Orlando
Nel 1968, Nicola è un bel giovane pugliese che fa il poliziotto ma sogna di fare l'attore, e si trova a dover fare l'infiltrato nel mondo studentesco in forte fermento. All'università incontra Laura una ragazza della buona borghesia cattolica, brillante e appassionata studentessa che sogna un mondo senza ingiustizie, e Libero, uno studente operaio, leader del movimento studentesco che sogna la rivoluzione. Tra i tre nascono sentimenti e forti passioni e Laura - sedotta da entrambi - dovrà scegliere chi dei due amare. Anche i fratelli minori di Laura, Giulio e Andrea, sentendosi coinvolti dal clima di contestazione, portano lo scompiglio in famiglia.
CAPITALISM:A LOVE STORY - Michael Moore Usa, 120'(documentario)
Capitalism: A Love Story riporta Michael Moore ad affrontare il problema che è al centro di tutta la sua opera: l'impatto disastroso che il dominio delle corporation ha sulla vita quotidiana degli americani (e, quindi, anche del resto del mondo). Ma questa volta il colpevole è molto più grande della General Motors e la scena del crimine ben più ampia di Flint, Michigan. Dalla Middle America fino ad arrivare ai corridoi del potere a Washington e all'epicentro finanziario globale di Manhattan, Michael Moore porterà ancora una volta gli spettatori su una strada inesplorata. Con umorismo e indignazione, Capitalism: A Love Story di Michael Moore esplora una domanda tabù: qual è il prezzo che l'America paga per il suo amore verso il capitalismo? Anni fa, quell'amore sembrava assolutamente innocente. Tuttavia, oggi il sogno americano sembra sempre più un incubo, mentre le famiglie ne pagano il prezzo, vedendo andare in fumo i loro posti di lavoro, le case e i risparmi. Moore ci porta nelle abitazioni di persone comuni, le cui vite sono state stravolte, mentre cerca spiegazioni a Washington e altrove. Quello che scopre sono dei sintomi fin troppo familiari di un amore finito male: bugie, maltrattamenti, tradimenti... e 14.000 posti di lavoro persi ogni giorno. Capitalism: A Love Story rappresenta una summa delle precedenti opere di Moore, ma è anche uno sguardo su un futuro nel quale una speranza è possibile. E' il tentativo estremo di Michael Moore di rispondere alla domanda che si è posto in tutta la sua carriera di regista: chi siamo e perché ci comportiamo in questo modo? TETSUO THE BULLET MAN - Shinya Tsukamoto Giappone, 80' Eric Bossick, Akiko Monou, Shinya Tsukamoto Anthony è un uomo d’affari statunitense che vive a Tokyo senza sapere che la sua vita felice con la moglie Yuriko e Tom, il figlio di tre anni, sta per terminare all’improvviso. Un giorno, di punto in bianco, Tom viene ucciso da un uomo misterioso. La disperazione spinge Anthony a cercare di scoprire il motivo. Alla fine l’uomo scopre che suo padre aveva lavorato come anatomista per le forze armate USA e aveva partecipato a un esperimento segreto. Gradualmente Anthony inizia a far luce sulla verità nascosta in profondità nel passato della sua famiglia e nel suo stesso corpo. Il padre ha insegnato ad Anthony a non farsi vincere dalla rabbia, ma quando per la prima volta si lascia andare all’ira il suo corpo prende a emanare vapore e olio e i suoi muscoli si trasformano in letali armi metalliche...
36 VUES DU PIC SAINT LOUP (QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA)- Jaques Rivette Francia, 84' Jane Birkin, Sergio Castellitto, André Marcon, Jacques Bonnaffé
Alla vigilia della tournée estiva, il proprietario di un piccolo circo muore improvvisamente e brutalmente. Per cercare di salvare la stagione, la troupe decide di fare appello alla figlia maggiore del fondatore, Kate. Nonostante quest'ultima abbia abbandonato il circo da una quindicina di anni, sorprendendo tutti, decide di accettare. Il caso mette sulla sua strada un italiano di nome Vittorio. Affascinato dalla personalità di Kate e con una passione per il mondo del circo, Vittorio decide di fare un pezzo di strada insieme a loro. Poco a poco Vittorio s'integra nella vita del circo e della troupe cercando al tempo stesso di scoprire il segreto di Kate: perché ha lasciato il circo nel passato e perché ora ha deciso di tornare?
SURVIVAL OF THE DEAD - George Romero Usa, 90' Alan Van Sprang, Kenneth Walsh, Devon Bostick, Kathleen Munroe
In una piccola isola al largo delle coste del Nord America i morti risorgono per aggredire i vivi. Gli abitanti dell'isola non riescono a uccidere i loro cari defunti, nonostante questi minaccino la loro incolumità. Solo uno di loro si ribella per uccidere gli zombie, ma viene bandito dall'isola. Sulla terraferma l'uomo si unisce a una piccola banda di sopravvissuti in cerca di un luogo sicuro dove vivere in pace. Il gruppo si impossessa di un traghetto infestato di zombi e fa ritorno all'isola dove scopre che i locali hanno rinchiuso gli zombi dentro le loro case...
Siamo nel 1983 e la band americana dei Quiet Riot decide che per raggiungere il successo la strada più breve è affidarsi ad un brano di 10 anni prima dei mitici Slade campioni del Glam britannico anni 70. Il gioco funziona e l'album Metal Health della band californiana vende milioni di copie negli USA e sfonda anche in Europa.L'anno successivo ripropongono la stessa ricetta con un'altra cover degli Slade dal titolo Mama Weer all Crazee Now ma l'album Condition Critical non ripete lo stesso exploit e da qui inizia il declino della band anche se il disco dell'86 QR III può essere considerato un classico dell'Hard melodico americano. Al cantante Kevin Dubrow,scomparso prematuramente l'anno scorso,è legato un triste episodio di emarginazione che lo tenne lontano dallo show-business a stelle e striscie perchè ritenuto colpevole di portare sfortuna,nella stessa maniera in cui in Italia veniva trattata Mia Martini. Di Cum On Feel the Noize ne è stata fatta una cover anche dagli Oasis nel 96 ma a mio giudizio il risultato non è stato così brillante come nel caso dei Quiet Riot.
Much ado about nothing avrebbe detto il buon vecchio William;sono reduce dalla visione del film-documentario Videocracy del produttore italo-svedese Erik Gandini e che tanto ha fatto parlare di sè negli ultimi tempi per la censura da parte di Mediaset e Rai che hanno rifiutato di diffonderne il trailer promozionale.Con queste premesse era abbastanza scontato che il tutto generasse nel sottoscritto curiosità ed aspettative.Chissà cosa viene mostrato e chissà cosa viene svelato di nuovo sulle tv di Silvio visto che non ce lo vogliono fare vedere,pensavo. Assolutamente nulla!!! In realtà il film non è nient'altro che un documentario in cui si mostra tutto quello che guardando le tv nazionali e leggendo la stampa nostrana sappiamo già a memoria.Di politico c'è poco o niente, per il resto si seguono le interviste con Lele Mora,Fabrizio Corona,Fabio il regista del Grande Fratello e Marella la vicina di casa di Berlusconi in Sardegna. Le scene "forti" sono la suoneria del cellulare di Mora con il video di Giovinezza,la confessione di Fabio che ci spiega che quando c'è Silvio da Vespa il G.F.finisce prima e il nudo integrale di Corona. Non dimentichiamo poi che le immagini girate all'interno degli studi di Mediaset e Rai e le interviste a Mora e Corona sono state autorizzate con tanto di liberatorie firmate,dunque non ci si spiega proprio da dove nasca la seguente censura. A questo punto il quesito,di shakespeariana ispirazione, che mi sono posto e che vi pongo è : c'è del marcio in Svezia?
THE ROAD - John Hillcoat Usa, 112' Charlize Theron, Viggo Mortensen, Guy Pearce, Robert Duvall
In un futuro post-apocalittico - dove il mondo è stato trasformato in un luogo freddo, buio e crudele - un padre e suo figlio attraversano a piedi gli Stati Uniti, in cerca dei pochi avamposti di civilizzazione ancora esistenti. Mentre cerca di proteggere il suo bambino dagli assalti dei predoni e dei cannibali che infestano il territorio, l’uomo (malato e conscio di essere vicino alla morte) racconta al figlio la propria vita, ed il mondo com’era prima del cataclisma.
LO SPAZIO BIANCO - Francesca Comencini Italia, 96' Margherita Buy, Guido Caprino, Salvatore Cantalupo
Maria aspetta una bambina, non è incinta più ma aspetta lo stesso. Aspetta che sua figlia nasca, o muoia.E se c’è una cosa che Maria non sa fare è aspettare. E’ per questo che i tre mesi che deve affrontare, sola, nell’attesa che sua figlia Irene esca dall’incubatrice, la colgono impreparata. Abituata a fare affidamento esclusivamente sulle proprie forze e a decidere con piena autonomia della propria vita, Maria si costringe ad un’ apnea passiva che esclude il mondo intero, si imprigiona nello spazio bianco dell’attesa. Ma questo sforzo di isolamento doloroso consuma anche l’ultimo filo di energia a disposizione: la bolla di solitudine in cui Maria si è rinchiusa è messa a dura prova e alla fine esplode. E’ necessario che Maria salvi se stessa per riuscire a salvare la bambina. Non c’è che una soluzione: consentire al mondo di irrompere nella propria esistenza e concedersi il privilegio di ritornare a vivere. E così inventarsi la forza per accompagnare Irene alla nascita.
LEVANON (LEBANON) - Samuel Maoz Israele, 92' Yoav Donat, Itay Tiran, Oshri Cohen Prima guerra del Libano, giugno 1982. Un carro armato e un plotone di paracadutisti vengono inviati a perlustrare una cittadina ostile bombardata dall’aviazione israeliana. Ma i militari perdono il controllo della missione, che si trasforma in una trappola mortale. Quando scende la notte i soldati feriti restano rinchiusi nel centro della città, senza poter comunicare con il comando centrale e circondati dalle truppe d’assalto siriane che avanzano da ogni lato. Gli eroi del film sono una squadra di carristi – Shmulik, l'artigliere, Assi, il comandante, Herzl, l’addetto al caricamento dei fucili, e Yigal, l'autista – quattro ragazzi di vent’anni che azionano una macchina assassina. Non sono coraggiosi eroi di guerra ansiosi di combattere e di sacrificarsi.
A SINGLE MAN - Tom Ford Usa, 99' Colin Firth, Julianne Moore, Matthew Goode
Ambientato a Los Angeles nel 1962 durante la crisi dei missili successiva all’invasione USA a Cuba, A Single Man è la storia di George Falconer, un professore inglese di 52 anni che cerca di dare un senso alla propria vita dopo la morte del suo compagno Jim. George indugia nel passato e non riesce a immaginarsi un futuro, ma una serie di eventi e di incontri lo porteranno a decidere se ci sia o no un significato nel vivere senza Jim. George viene confortato da una cara amica, Charley, una bella donna di 48 anni a sua volta assalita da dubbi sul futuro. Kenny, un giovane studente di George alla ricerca di una ragione che giustifichi la sua natura omosessuale, perseguita il professore identificandolo come anima gemella.
ZANAN-E BEDUN-E MARDAN (WOMEN WITHOUT MEN)- Shirin Neshat Germania, 95' Pegah Feridon, Shabnam Tolouei, Orsi Tóth, Arita Shahrzad
Teheran 1953. Sullo sfondo dell'anno drammatico per l'Iran quando il governo democratico subì un clamoroso spodestamento da parte dello shah Mohammed Reza Pahlavi, leader supportato dalla C.I.A., le storie di quattro donne molto diverse che convergono in un bellissimo giardino di orchidee dove troveranno indipendenza, conforto e amicizia.
AHASIN WETEI (BETWEEN TWO WORLDS)- Vimukhty Jayasundara Sri Lanka, 80' Thusitha Laknath, Kaushalya Fernando, Huang Lu Un uomo approda sulle coste dello Sri Lanka e si fa avanti all’interno di una città in rivolta. Lì salva una donna straniera, ed insieme a lei si spinge verso l’interno del paese. Ma invece di essere un rifugio sicuro, la campagna si fa sempre più minacciosa e pericolosa. Un ritratto inizialmente enigmatico e poi via via più crudo e disturbante di una violenta guerra civile.
Con un tempismo che dire inopportuno sarebbe troppo gentile mi è venuto in mente di scrivere 2 parole a riguardo di uno dei più bei films del decennio, per lo meno secondo i miei gusti.La pellicola si intitola Un Film Parlato ed è stato presentato a Venezia 5 anni fa.Si tratta di un'opera del maestro portoghese Manuel De Oliveira e vede impegnato un cast davvero altisonante partendo dal sempre bravo John Malkovich passando alle bravissime Irene Papas e Catherine Deneuve e la un po'meno brava Stefania Sandrelli.Protagonista principale Leonor Silveira nei panni di una professoressa che parte con una nave da crociera da Lisbona con la figlia per raggiungere il marito a Bombay.Senza aver letto alcuna recensione, ho interpretato il film come una pesante critica della società globalizzata che tende a cancellare l'importanza della tradizione storica culturale soprattutto per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo.Non manca neanche un finale a sorpresa che lascia lo spettatore con un sentimento a metà tra lo sgomento e l'impotenza. Consiglio a tutti i cinefili la visione di questo capolavoro,possibilmente in versione originale con sottotitoli,dove ogni attore parla la propria lingua trasformando così la nave che li trasporta in una Torre di Babele contemporanea. Sarei molto felice di ricevere le opinioni di coloro che lo hanno già visto per un eventuale dibattito.
Come già confessato in precedenti post per un certo periodo della mia gioventù la fantascienza e tutto ciò che era correlato al futuro ed alla tecnologia mi attraevano molto.Non dimentichiamo che a prescindere dall'entusiasmo e dalla voglia di informarsi la competenza musicale di un tredicenne è quella che è quindi tra il 1978 ed il 1979 per me i Kraftwerk ed i Rockets erano 2 facce della stessa medaglia.Il tempo e l'esperienza mi hanno fatto capire come stavano le cose ma all'epoca ricordo che vi erano 2 fazioni di fans schierate per gli uni e per gli altri.A me piacevano entrambi ma se devo proprio dirla tutta preferivo i francesi Rockets.E voi da che parte stavate allora?E oggi da che parte state? Chiedo scusa per la non coevità ( si può dire? )dei 2 brani scelti, in effetti The Robots è del 78 mentre Electric Delight del 79 ,ma non trovavo un video di On The Road Again che mi soddisfacesse.
LA DOPPIA ORA - Giuseppe Capotondi Italia, 95' Ksenia Rappoport, Filippo Timi, Giorgio Colangeli
Sonia viene da Lubiana e fa la cameriera in un hotel. Guido è un ex poliziotto e lavora come custode in una villa fuori città. Si incontrano per caso in uno speed date. Lui è un cliente fisso. Per lei è la prima volta. Poche parole, un’istintiva attrazione. In pochi giorni imparano a conoscersi, ad aprirsi, a svelare le proprie ferite. Sono sul punto di innamorarsi… quando Guido muore.Improvvisamente, durante una rapina nella villa che dovrebbe custodire. Sonia si ritrova da sola a elaborare un lutto di cui non riesce a trovare il senso. E di cui alcuni addirittura la ritengono responsabile. Mentre il passato di Sonia ritorna, con tutti i suoi nodi non risolti, la realtà che la circonda comincia a collassare, fino a crollarle addosso. Tutto inizia a cambiare, ogni certezza si sgretola e nessuno è più lo stesso. Nemmeno Sonia. Chi è veramente? E soprattutto, è davvero Guido quello che lei continua a vedere, al di là di ogni plausibile logica, o è solo la sua mente che vacilla? E cosa farà quando le verrà offerta una seconda occasione?Le risposte arrivano solo alla fine, in un continuo capovolgimento di eventi.
YI NGOI (ACCIDENT) - Pou-Soi-Cheang Cina-Hong Kong, 89' Louis Koo, Richie Jen, Michelle Ye The Brain è un killer professionista che uccide le sue vittime architettando incidenti che sembrino casuali. Da quando è morta la moglie tuttavia inizia ad avere dubbi e sospetti, che si realizzano quando uno dei suoi incidenti finisce male, causando anche la morte di un collega: forse qualcuno sta usando la sua stessa tecnica contro di lui. The Brain forse ha capito di chi si tratta: è Fong, un agente assicurativo presente sulla scena dell’incidente andato male e che finisce per contattarlo. Ora deve eliminarlo…
WHITE MATERIAL - Claire Denis Francia, 100' Isabelle Huppert, Nicolas Duvauchelle, Isaach De Bankolé In una provincia agricola del Camerun, durante un periodo di gravi disordini e ribellioni, Maria - una coraggiosa donna bianca - rifiuta di rinunciare alla raccolta del caffè nella sua piantagione. André, il suo ex-marito, teme però la sua cocciutaggine, e a sua insaputa decide di organizzare la fuga della famiglia, rimpatriando tutti in Francia. Lui del resto non crede più al valore quasi simbolico che hanno per Maria il caffè e il lavoro nella piantagione. Si è per di più risposato con una giovane donna africana dalla quale ha avuto un figlio ed è pronto a tutto pur di metterli in salvo. Saranno proprio il suo esser disposto a tutto e alcuni passi compiuti alla leggera a far sì che la situazione precipiti ulteriormente.
MR. NOBODY - Jaco Van Dormael Francia, Jared Leto, Diane Kruger, Sarah Polley
Nemo Nobody conduce con sua moglie Elisa e i loro tre figli una vita assolutamente normale fin quando un giorno si sveglia all'improvviso nell'anno 2092: ha 120 anni ed è l'uomo più vecchio del mondo. Non solo: è anche l'ultimo mortale perché nel frattempo l'umanità è riuscita a sconfiggere la morte. Tuttavia questo non sembra preoccuparlo molto. La sola cosa che gli interessa è il suo passato e si domanda se nella vita ha fatto davvero le scelte giuste: se ha sposato la donna giusta, cresciuto i figli che avrebbe voluto crescere... se insomma la sua vita è stata come avrebbe dovuto essere. Rispondere a questa domanda diventa così il suo solo scopo.
EL MOSAFER (THE TRAVELLER) - Ahmed Maher Egitto, 125' Omar Sharif, Cyrine AbdelNour, Khaled El Nabawy Tre giorni nella vita di un uomo, tre giorni cruciali della sua lunga esistenza durante i quali forgia, attraverso un’intensa esperienza umana, che è al contempo ricerca e fuga da se stesso, la sua sensibilità e il suo carattere. Primo giorno. Autunno 1948, Port Said. Hassan è al suo primo giorno di lavoro ma l’arrivo di un telegramma lo spinge a valicare l’Atlantico a bordo di una nave dove conosce la bellissima Nura. Tra i due è amore a prima vista che si consumerà nell’arco della stessa giornata anche per l’arrivo dell’uomo a cui Nura è già promessa sposa. Secondo giorno. Autunno 1973, Alessandria d’Egitto. Hassan si trova in città per incontrare Nadia, figlia di Nura, al capezzale del fratello gemello di lei. Terzo giorno. Autunno 2001, Il Cairo. Hassan è in città per incontrare Alì, il figlio di Nadia.
LIFE DURING WARTIME - Todd Solondz Usa, 92' Ciarán Hinds, Emma Hinz, Charlotte Rampling Gli amici, la famiglia e gli amanti combattono per trovare l'amore, il perdono e il senso della vita in un mondo piegato dalla guerra. C’è Joy, che scopre che suo marito Allen non è proprio guarito dal particolare 'male' che lo affligge e se ne va, cercando consolazione e consiglio dala propria madre e dalle sorelle; il suo pretendente di un tempo, Andy, ora defunto, ma che non ha mai abbandonato il suo tentativo di conquistare il cuore di Joy; sua sorella Trish, che incontra Harvey, un divorziato solitario, all’apice del pensionamento, e spera che un nuovo uomo in casa possa portare stabilità alla sua fragile famiglia; sua sorella Helen, che si sente immolata sia alla famiglia sia al suo successo a Hollywood; sua madre, Mona, che non riesce a liberarsi dal rancore che prova nei confronti degli uomini; il figlio di Harvey, Mark, che lotta contro l’isolamento sociale e contro un profondo pessimismo; Bill, l’ex marito di Trish, appena rilasciato dal carcere, che tenta strenuamente di ristabilire il contatto con il figlio Billy; e Jacqueline, la donna bisognosa che rinuncia alla prudenza nella sua disperata ricerca dell’amore.
Dopo UFO ecco un'altra serie di telefilms inglese che ha fatto epoca : The Avengers che però da noi era conosciuta come Agente Speciale.Protagonisti l'impeccabile John Steed e la conturbante Emma Peel.Erano 2 agenti segreti britannici che immancabilmente riuscivano a districarsi anche dalle situazioni più complicate.La serie è degli anni 60 ma in Italia è stata programmata anche nei 70, però al contrario di altre produzioni questa veniva proposta pure dalla Tv della Svizzera Italiana e per questo motivo ne conservo ricordi anche a colori.Sarebbe in effetti stato un vero peccato perdersi il cromatismo delle tutine che la avvenente Emma indossava quando entrava in azione.Se non erro qualche anno fa ne è stato fatto un remake cinematografico che non ho neanche voluto considerare per non offendere la memoria di John ed Emma.Nell'86 invece,giusto per sottolinearne l'importanza storica,Chrissie Hynde dedicò il clip del fortunato singolo Don't Get Me Wrong dei Pretenders al telefilm .Nel video come potete vedere compare più volte John Steed ma di Emma ( purtroppo ) nessuna traccia.Che Chrissie fosse gelosa?
Credo che in tutti i bambini ci sia un'attrazione fatale per la fantascienza.Il mio primo incontro con il genere lo ebbi grazie a questa serie di telefilms inglesi dal titolo U.F.O. che andava in onda sulla Rai nei primissimi anni 70 se non vado errato la domenica pomeriggio.Si narravano le avventure dell'organizzazione Shado capitanata dal comandante Ed Straker che proteggeva la Terra dai continui tentativi di invasione di una civiltà aliena.Dato l'enorme successo ne venne ricavato anche un giornalino stile fotoromanzo.Ricordo che venne girato anche un film ed ovviamente costrinsi i miei genitori a portarmi al cinema a vederlo perchè volevo vedere come era a colori visto che in Tv erano in bianco e nero.Qulache anno dopo arrivarono altre serie come Spazio 1999 e i cartoni di Goldrake e Mazinga e naturalmente i films della saga di Guerre Stellari ma ....no time like the first time....
Nell'ottobre 1978 la varicella mi costrinse a casa per un po' di giorni.Nelle radio locali impazzava il singolo di questo cantante scozzese.Appena ristabilitomi impiegai parte della mancetta settimanale per l'acquisto del 45 giri di questa canzone anche se ciò comportava il rinunciare a qualche pacchetto di Big Bubble in più.La prima volta che sono andato a Londra a chi mi chiedeva perchè andavamo a vedere Baker Street risposi che Gerry Rafferty le aveva dedicato un grande brano. A tuttoggi l'assolo di chitarra finale che anticipa quello di sax mi procura intense emozioni.
Dopo essermi sfogato ieri con qualche appunto sull'organizzazione dell'Urban Festival di Milano mi dedicherò in questo post a qualche breve commento riguardante solo la musica.Ad aprire la maratona musicale sono stati i fiorentini Hacienda sui quali però preferisco non esprimermi perchè sono arrivato tardi ed ho sentito solo 2 canzoni quindi dato che non li conoscevo prima non ritengo di avere elementi sufficienti per esprimere un giudizio credibile ed onesto.Dopo di loro spazio agli australiani Expatriate che non mi hanno convinto per nulla; genere davvero monocorde e soprattutto poco coinvolgenti.Visto che il concerto si svolgeva in Italia si poteva invitare qualche band autoctona che avrebbe avuto più motivazioni e più seguito.Terzo gruppo a salire sul palco i britannici Twisted Wheel il cui album di esordio è stato ben accolto da pubblico e critica.Indubbiammente su disco non sono male anche se non inventano nulla di nuovo ma la performance live lascia un po'a desiderare.Vista la giovane età consiglierei,per farsi le ossa,qualche tour di pubs e qualche festicciola di paese in più che fanno curriculum ed aiutano ad essere un po'più sicuri del fatto proprio.
Alle 19.10 è giunto l'attesissimo momento dei Kasabian che,poco opportunamente, sono stati fatti suonare prima dei Kooks.Non sono fan nè degli uni nè degli altri ma era più che evidente che i Kasabian avrebbero avuto molto più seguito dei colleghi e dunque farli suonare così presto non è stato un colpo di genio.Detto ciò bisogna assolutamente ammettere che gli eroi di giornata sono stati loro se ci limitiamo ad osservare la risposta del pubblico.Tra l'altro hanno dimostrato di essere intelligenti nella gestione del tempo a disposizione concentrando nell'oretta di performance i loro brani più conosciuti e quindi più coinvolgenti.Da segnalare che il loro show è stato sicuramente penalizzato da una audio non all'altezza,anche se in me rimane il dubbio che siano una band più da disco che da concerto e che come musicisti non siano proprio dei virtuosi. Alle 20.40 hanno iniziato a suonare i Kooks.Ai quali faccio i complimenti poichè hanno fatto vedere di cavarsela piuttosto bene con il palcoscenico.Voce e strumenti tutto a posto ed il sound rispetto a chi li aveva preceduti era nettamente migliore.Unico incoveniente,cosa che mi ha sorpreso molto,è stato il fatto che il pubblico non se li è filati proprio se non per quei 4 hits che più o meno tutti conoscono ( Naive,She moves in her own way,Shine on e Always where i need to be).Ci hanno anche provato ad accendere gli animi accennando Live Forever ma forse non era il caso.Francamente pensavo che in Italia fossero più amati.
Alle 22.30 dopo aver aspettato per quasi 7 ore gli Oasis-Godot ho finalmente riempito una casella che rimaneva vuota da quasi 30 anni : DEEP PURPLE. E' vero Blackmore non c'è più da un pezzo ( ma Steve Morse è un signor chitarrista ) Jon Lord si è ritirato ( Don Airey comunque è uno dei pochi al mondo che non lo fa rimpiangere ) Ian Gillan ha bisogno di un sacco di pause perchè con la voce altrimenti non ce la fa, ma quando girano spaccano ancora alla grandissima.L'avvio di concerto con Highway Star è stato una botta al cuore.Poi alcuni classicissimi come Fireball Strange Kind of Woman e Space Truckin'sono l'abc dell'hard-blues. Per motivi generazionali e anche per tirarmela un po' non ho postato la scontata Smoke on the Water ma la bellissima Perfect Strangers incisa negli anni 80. Chi è rimasto,dato che metà del pubblico se ne andato prima,penso che abbia apprezzato un gruppo che dal punto di vista tecnico in 5 minuti si è messo in tasca tutti quelli che avevano suonato prima.Sintomatico che il penultimo bis sia stato Hush!!!.....Dubito che fra 40 anni Kooks e Kasabian potranno salire su un palco e cantare davanti a quelli che potrebbero essere loro nipoti.